Raimon Panikkar

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La realtà cosmoteandrica
Dio – Uomo – Mondo

 


Questo lavoro si colloca autorevolmente sulla scia di quella parte della tradizione filosofica che non si è accontentata della cosmovisione o della cosmologia come teoria, ma è andata alla ricerca di una comprensione della realtà intesa come coscienza del tutto. Un’opera fondamentale per comprendere la sfida posta al pensare dalla cosiddetta “coscienza cosmica” che la trasforma appunto in “coscienza teantropocosmica”. Colligite fragmenta: ecco il motto centrale di questa esplorazione della realtà. Il termine “teantropocosmico”, sebbene forse più cacofonico di “cosmoteandrico”, esprime più precisamente l’inscindibile costituzione trinitaria della realtà: Dio-Uomo-Mondo, intesa come una armonia in un tempo in cui la diaspora e la frammentazione fanno capolino in ogni dove.
Panikkar tenta una via per una visione “olistica” della realtà, una volta riconosciuta la sua natura pluralistica, ma cercando di non ricadere nell’errore di ripetere l’esperienza della torre di Babele. Una nuova ermeneutica della realtà, volta a trascendere la frammentarietà, a raccogliere in armonia i frammenti di una comprensione oggi come non mai significativa.
È richiesta una profonda trasformazione (metamorfosi o più precisamente metanoia). Ciò vale prima di tutto nella nostra “percezione” della materia e del cosmo (in direzione di una nuova saggezza della terra, o ecosofia). Ma è altrettanto urgente nella auto-comprensione di noi stessi e dell’umano in noi esseri umani. E, infine, nella consapevolezza dell’orizzonte del mistero nella realtà, che è appunto il divino.
La comprensione della realtà cui Panikkar ci invita è un’esperienza, che si compie dal punto di vista filosofico “superando il mentale” (metanoia, appunto), e più che un modello del reale costituisce piuttosto un movimento dinamico relazionale che svela la “danza del reale” cui prendiamo parte.
Una comprensione migliore di questa esperienza si compie comprendendo i tre “momenti” kairologici del dispiegarsi stesso della coscienza. Non si tratta di fasi o stadi di uno sviluppo cronologico, quanto di tre “atteggiamenti” della coscienza. Il primo è il “momento ecumenico” nel quale l’autocoscienza non si manifesta, e l’essere umano è immerso in una visione cosmocentrica della realtà (pp. 47-56); il secondo è il “momento economico” nel quale l’uomo di distingue ed estranea rispetto al cosmo e prevale la visione antropocentrica della realtà, che giunge fino alla attuale “crisi ecologica” (pp. 56-72). Il terzo momento è quello della nuova innocenza, (pp. 72-83), che incarna appunto la visione cosmoteandrica, la quale di per sé è indefinibile, ma rappresenta l’aspirazione alla vita in pienezza, e la coscienza di una partecipazione mistica alla vita, ed è frutto di una rigenerazione profonda.
Le tre “dimensioni” della realtà (cosmica, umana, divina) sono colte nella loro relazionalità radicale (perichôrêsis) e nella loro interindipendenza, relazione costitutiva della realtà stessa: esse «non sono né tre modi di una realtà monolitica indifferenziata, né tre elementi di un sistema plurale» (p. 93). Oltre «la tentazione monista di costruire un universo modalista semplicista», e oltre «la tentazione pluralista» che postula una molteplicità di elementi differenti e tra loro separati (p. 111).
Questa intuizione teantropocosmica, espressa in termini filosofici, è nello stesso tempo espressione di una nuova coscienza religiosa. Di nuovo, in Panikkar, si oltrepassano i confini: quelli della logica, ove, con un movimento che comporta l’“attraversamento” del logos (dia-ton-logon) si esplora un pensiero advaita; quelli dei compartimenti stagni che differenziano e oppongono tra loro il pensiero filosofico e l’esperienza religiosa.
La seconda parte del volume esplora la “mutazione storica” rappresentata dall’emergere di quella che Panikkar chiama “secolarità sacra”. Viene così esplorata la concezione del sacro a-dualista (advaita), appunto, che è intrinsecamente teantropocosmica.
La terza e ultima parte del volume è invece l’esplorazione, in nove sutra, degli aspetti di una spiritualità cosmoteandrica, intesa non come l’orizzonte di una nuova religione, quanto piuttosto come radice di ogni spiritualità, «in relazione trascendentale» con ogni spiritualità. Una collana di connessioni tra Vita, Essere, Parola, Silenzio, Vuoto, Azione, Mondo, Uomo e Divino.

Fulvio Manara

«Ecrire, pour moi, est autant vie intellectuelle
qu’expérience spirituelle…
cela me permet d’approfondir le mystère de la réalité.»